Mi sono portato da Rio un inferminho

Mi sono portato da Rio un inferminho,
tutto per me, senza tristi portieri gallonati,
senza stanche cantanti indie che in un rauco francese
dicono a te che “j’ai besoin de toi”,
senza il piccolo piano fatto d’ombra, nell’angolo,
e la dentatura sgretolata dei vecchi tasti,
senza il giovane giornalista cinico che scrive versi
e il galoppino di Janio e il tirapiedi del maresciallo,
senza il chitarrista italiano, naturalmente, e,
forse meno naturalmente, anche senza te…

Ma è sempre un inferminho: un piccolo cubo d’aria
gonfio di pessimo whisky e di ottima disperazione,
con parole d’amore e scatolette di fiammiferi dimenticate
sui tavoli, piccolissimi, per la bottiglia, due bicchieri e due mani
Siamo sempre in tanti, la dentro, anche qui, così lontano
Mio è l’inferminho, affollato come dev’essere,
di vecchi diavoli di giovani diavoli e diavolesse di mezza età
Non c’è spazio per te: qualche volta neanch’io riesco a entrare

Autore: Gianni Toti

Data: 18/03/1960

Numero serie: 1960_1163

Evento scatenante:

Emozioni trasferite nella scrittura: inquietudine; smarrimento

Temi: perdizione; decadenza; tumulto interiore