Tutta ancora da rilevare
la tua interna, la tua
segreta geografia, uomo.
Non c’è una mappa, non c’è un atlante
sugli scaffali che indichi
qui la pianura, la il deserto, e laggiù
l’acrococo della disperazione, come un orizzonte.
È così che solo pochi “bandeirantes”
si avventurano in terra d’Amazzonia
e scoprono la vena di diamante,
e la furia selvaggia e la danza serena
della tribù dei sentimenti, appena
nati nel buio, sotto Dei spietati
(l’uomo, in fondo, non chiede mai pietà!)
Geografo dell’anima, cominicia,
dunque se vuoi, questa è la carta bianca:
disegna qui il deserto d’amore,
e accenna più in là alle alture dell’anima,
qualcosa sappiamo, quassu, della superficie,
ma poi dovrai andare al centro della terra,
al di là delle bianche colonne di Ercole.
Salpa, coraggio, il est temps! Levons l’ancre!
(O Morte, morte, vecchio capitano….
eccetera, ed eccetera…C’è niente
più terribile degli eccetera?…)
Autore: Gianni Toti
Data: 20/03/1960
Numero serie: 1960_1165
Evento scatenante:
Emozioni trasferite nella scrittura: inquietudine; incertezza
Temi: vita; morte; condizione umana; finitezza dell’uomo