Non ti sei abituato ad esser vivo,
gianni toti, da trentacinque anni,
e venti, quasi, che ti scrivi addosso
e sai d’inchiostro come il tuo tipografo
e comandi a una flotta di cassetti
repleti di versetti vergognosi
d’essere stati scritti, non sei stanco
d’essere stanco di non essere stanco
di giocare con quelle tre parole
come un bambino?
gianni toti ucciditi,
tuffati nell’inchiostro ancora un poco,
scriviti ancora addosso, fai salpare
i tuoi cassetti per le librerie,
e confessa agli amici che non sanno
quello che sei: un povero poeta
senza nome né libri
solo poche
poesie sconosciute, mormorate
la notte quando sei solo con te
Ultima intimità? ultimo porto?
Rispetto per la povera poesia?
una domenica solo per te?
Fratello, ora sii serio, se lo puoi
manca poco alla fine della pagina,
due o tre endecasillabi così,
e sei finito: sei ancora vivo,
con tanta carta, con tante parole
e tante notti solitarie. Ciao…
Autore: Gianni Toti
Data: 30/03/1960
Numero serie: 1960_1175
Evento scatenante: allontanamento
Emozioni trasferite nella scrittura: amarezza; consapevolezza
Temi: poesia; autocritica; identità