La memoria del sangue che mi insegna
un giorno acceso da un occhio bambino
su una terrazza pallida di luna
lungo il suono del mare a sera – dice
che s’apre un baratro alla solitudine
come a un volto smarrito senza sguardo
senza labbra né guance, come a un corpo
non modellato, senza la dolcezza
d’un onda che vi scorra, senza seni
bambini e innamorati occhi adagiati
sotto la gola che apre l’ombra e il nulla.
E il ricordo è come la mia mano
vuota che non carezza più che tocca il vento
e il ricordo non si fa futuro
mi lascia con le dita anchilosate
la mano semiaperta che non stringe
– e il vento ride negli spazi vuoti.
Mano deserta enorme sulla strada
piena d’uomini e feste, chiude il pugno
afferra cose strade verità
per abolire il carcere del giorno
sull’ ampia strada nuda della vita
Ma poi riapre il grande pugno chiuso
e riveste le strade delle case
e ripopola d’uomini e di feste
accetta tutto – un grande fischio acuto
è passato tra dita e dita come
una raffica breve fatta di nulla
e tutto ciò che era addormentato s’è svegliato
tutto ciò ch’era immobile è entrato in movimento
e la memoria s’è fatta avvenire
Ma tu non sei più nulla per me sei
come un volto smarrito senza sguardo
come un corpo di spazio che la mano
più non modellerà nel mare – ogni onda
è un volto che sorride, un viso sempre
mutevole – non sei che una parola
ch’evoca il nulla, la serenità.
Autore: Gianni Toti
Data: 7 gennaio 1945
Numero serie: 1945_0040
Temi: Ricordo
Emozioni trasferite nella scrittura: Solitudine; malinconia; amarezza; dolore; speranza