Ora che solitudine è soltanto
tempo breve del giorno e stanchezza
ora che solitudine è soltanto
breve sognare, ad occhi chiusi, in sonno
ora che il mondo e gli uomini non sono
più cose incomprensibili o fantasmi
ora che il mondo e gli uomini a me sono
fratelli, ignoti prima e la casa più grande
ora ch’io sono quel che sono, un uomo
che vive la sua vita e soffre ed ama
naturalmente e sa quello che deve
dare e quel che ricevere non conta
ora che amare gli altri, amare tutto
non è più che seguire umana legge
del cuore e il cuore è legge…
tu che attendi
la sera ancora nell’angolo buio
della mia stanza e non dilegui ancora
e sgorghi, dolce riso, dal silenzio
e col bel volto che ti creo nell’aria
mi mormori parole antiche e inutili
( la danza lieve, il passo di fanciulla…)
e confondi nel vento le carezze
del desiderio con le sue?
Non sai
che svanirai anche tu a lasciarmi libero
con tutto il mio possibile destino,
senza una forma, libertà che nasce
dalle mie mani e dalla storia?
Ascolta:
il vento della sera s’allontana
dalla mia stanza, sale dalla corte
sui tetti, vaga sulla città assorta
– segui il vento, scompari, lieve come
venivi a me, ragazza e nulla, un sogno
E non temere di morire, di
finir del tutto, amica, di ogni cosa
resta un ricordo, un segno, resta il mondo.
E, nostalgia, tu puoi tornar domani
e non seguirmi dove oggi mi reco
vissuto a lungo del tuo dolce cibo….
forse domani muterà il destino
e qualcosa di più che sogni e lievi
fantasie sorridenti, muterà,
– non sai tu forse? – l’anima del mondo,
l’anima forse, il mondo, ed io e tu.
Autore: Gianni Toti
Data: 2 marzo 1945
Numero serie: 1945_0043
Temi: Affetto; speranza
Emozioni trasferite nella scrittura: Affetto; speranza; consapevolezza