Ma ecco, le parole che non bastano,
poeta, mio amico, non bastano più
a liberare dal silenzio il mondo,
le parole non bastano più a dire
questa pena dei sogni solitari
e delle fughe senza che nessuno
ti sia compagno quando tu pronunci:
la nuvola l’azzurro l’ala di vento
a dire il cielo a dire gli orizzonti.
Orizzonti – orizzonti- un’ala- un’ala
due parole uno slancio e il mondo muta
sulla vista del suono e non son più
nella stanza degli uomini, dileguo
dentro il silenzio delle mie parole
è come il grido che non varcherà
gli spazi, è come l’ala che tu sai
non uscirà dalla campana azzurra
dal cristallo soffiato agli orizzonti
Oh l’involucro azzurro che riveste
la speranza del tempo alla fanciulla
dell’universo che ci ha nel grembo
non le parole l’aprono, ma il tempo
che nascerà sopra la nostra morte,
Questo dico, la morte, ma non so…
ma non è solo questa gabbia d’aria
che ci divide, che smorza la voce
come il vento veloce sulla bocca
ti rompe il grido quando la tempesta,
non è solo l’involucro del cielo
che chiude il canto come chiude le ali
all’uccello caduto la tua mano
che lo raccoglie che non tenti il volo,
non è solo pudore umano che
ricopre con un velo di parole
l’anima casta come una bambina
questo pudore che non apre il cuore
degli uomini come una porta amica
apre una casa piena di fratelli,
c’è un al di là della parola che
che con la parola vuoi toccare, c’è
al di là della voce un volto ed occhi
d’animale, una vita che non sai
che non rivela che parole e suoni.
È come un ponte, ecco, la parola
tra uomo e uomo e non vi salirà
nessuno e niente finché non avremo
un altro ponte silenzioso come
la mano d’un amico che saluta
stringendo forte, quando anche lo sguardo
volge altrove il pensoso arco degli occhi.
Un’altra cosa allora la parola,
e basterà parlare ad esser nudi,
a dichiararsi uomini alla vita,
non servirà cognome, non avremo
nome, ci chiameremo con le parole
di nuvola d’azzurro d’ali e vento
a dire il cielo a dire gli orizzonti
Ora tu sai, non bastano parole
a dare voce al mondo, aprire squarci
azzurri nell’involucro, al silenzio
tagliare porte, sconfinare zitti
dall’orizzonte sopra passi d’aria,
non bastano – chi mai farà parlare –
tu domandi – il silenzio, il cuore, il mondo?
Parole ancora, tu dici, parole….
ma non infrangeranno esse il silenzio,
sono come le punte del tuo seno
di rosa a te, bambina degli spazi,
premono il dolce orizzonte del cuore
palpitando leggere come il vento
gonfia le vele, la tua veste azzurra
e la schiude con dolci mani d’aria.
Eppure sai che anche il mondo sente
le tue parole ai lobi arsi del vento
e la bambina ride se tu taci
come se non sapessi fare il gioco
dell’invenzione di un sogno per lei
E le parole non bastano a questo,
non bastano parole…
ma tu parla
con la tua lingua timida, nel mondo
vasto essa si confonde col respiro
bianco del mare sulle rive, è come
la risacca leggera, il mormorio
delle foglie sui rami, è come il canto
dimenticato che non canti o come
i pensieri inespressi dei bambini.
S’ode appena per chi ascolta il mondo
con l’orecchio sul cuore, come un bimbo
che tenta dirsi e che non ha parole
per chiedere – per chi scolta il mare
senza parole ancora che s’esprime
con le tempeste come un grande pianto
s’ode appena fier chi ascolta il cielo
che si svolge in silenzi azzurri sopra
la vita – la montagna – c’è chi ascolta
anche le tue parole anche se sa
che non bastano che non basteranno
a liberare dal silenzio il mondo.
Non bastano… ed ora che tu sai
parla, ti prego, sarai come il vento
sugli uomini, e gonfierai le vele
dei sogni, sarai come la bandiera
del silenzio, una dichiarazione
di guerra per chi parla ancora invano.
Autore: Gianni Toti
Data: 17 luglio 1946
Numero serie: 1946_0078
Temi: Amarezza; solitudine
Emozioni trasferite nella scrittura: Amarezza; solitudine