Quartiere

E nulla è più banale di questo canto
che mi entusiasma dal chiuso cortile
della mia casa a una finestra dove
una piccola sarta fugge al tempo
cantando “Trinidad” niente, dicevo
più comune di questo giorno grigio
che scolora le guance, anche le rose
senza sorriso ai timidi giardini
minacciati dall’ombra delle case,
niente più intemporale di questo cielo
bianco com’era pallido il tuo viso
la sera della partenza
niente, niente è più niente della solitudine
fra le grida dei bimbi e le parole
delle donne nel dolce pomeriggio
che lievità d’infanzia anche le case
antiche del quartiere popolare,
niente più assurdo, ecco, di quest’istante
che penetra nel muro
del tempo come un chiodo
di nulla, di cristallo,
che dicevo
fratelli, amici, miei compagni? il muro
del tempo, il grigio muro, ecco, si sgretola
attorno al chiodo azzurro dell’istante,
crolla ridendo al riso del bambino,
al brusio della strada, alla canzone
della sartina che diviene canto
e dilaga sui tetti (corre il disco
come una luna sui cieli delle finestre),
ritroviamo una strada nel groviglio
delle carceri umane che hanno porte
che s’aprono e si chiudono sui passi
dei fratelli – il giardino ha la sua rosa
rossa nell’ombra come una bandiera,
il tuo viso sorride nel pallore
dolcissimo del cielo – e chi è solo
chi è solo qui tra gli uomini, chi scantona
all’angolo e non beve coi compagni,
chi è solo dove cantano le donne,
dove ancora una rosa e nell’aiuola
verdissima nell’ombra e un bimbo piange
e ride nella corsa delle spade,
chi è solo qui, chi è solo ora tra i vivi?

Autore: Gianni Toti

Data: 17 maggio 1946 – 2 novembre 1946

Numero serie: 1946_0088

Temi: Solitudine; tristezza; malinconia; ricordo

Emozioni trasferite nella scrittura: Solitudine; tristezza; malinconia;