Era la gioia come una farfalla
luminosa che agitava le ali
felici per i miei occhi
che vedessero solo colori
Se avessi perduto, se avessi perduto….
non vedevo che un calabrone
mostruoso agitare le ali
della notte, uccidere il giorno
Eppure tanti, tanti avevano perduto
felici un istante come me
in bilico sull’abisso
che portava alla felicità
Certo anche essi hanno visto
la tigre nera della vita
come un’ondata avventarsi
la morte, sopra la gioia spaventata
E poi? Spavento è spavento
e vita il dolore e la gioia,
morire né l’uno né l’altro
e niente e più niente di niente
la disperazione però sapeva di lei
per questo mi disperai,
e il mare azzurro fu vero
i sorrisi ghigni smarriti
Quando venne, dissi: aspetta,
ripetilo più adagio,
adagio, che non comprenda
che ella non mi ama più
Che ben diverso è immaginare
l’inferno e destarvisi dentro all’improvviso,
avrei potuto morire di colpo
di una morte dove non è lei.
Autore: Gianni Toti
Data: 6 luglio 1948
Numero serie: 1948_0162
Temi: Felicità; morte; tristezza; disillusione
Emozioni trasferite nella scrittura: tristezza; disillusione