Certo, fratello lontano, compagno sovietico,
certo ancora per noi
ancora noia ancora tristezza
quando fu buio sulla strada
che porta alla rivoluzione
e difficile diventa scrivere
le pagine comuniste della storia
Si, ci inquieta la strada della vita
e qualche volta le dita della nausea
ci stringono alla gola e nostalgia
del futuro assale i nostri cuori
E dubitiamo della nostra sterile giovinezza
e troppi forse di noi già sanno
di aver gettato in un campo
arido sotto un sole implacabile
i semi del loro giovane sangue
e a sera, quando sono soli
il senso del moto interiore
li afferra e il battaglio della disperazione
contro le volte della loro anima
urta come dentro una nera campana,
Si, è così, compagno lontano,
qualche volta, troppe volte, sia pure, è così,
non ci seducono le gioie del mondo
e crediamo di essere smarriti
Ma sappi questo:
quando
la cellula ci chiama
e ci dice: – domani sulla piazza -,
noi scendiamo subito….
e tu vedresti
sulla luce dei nostri occhi
sventolare fiammeggianti aurore
e tamburi udresti nella stanza
della nostra cadente casa borghese
battere un ritmo feroce,
allegramente disperato….
i nostri cuori stanchi, compagno, tutto il petto,
vedresti invadere delle canzoni del sangue
e la nostra disperata tristezza
coniugarsi con le declinazioni della gioia
di essere vissuti anche così,
meno fortunati dị voi,
figli della rivoluzione
e padri del futuro,
noi figli del passato,
e di morire da vivi.
Autore: Gianni Toti
Data: 9 dicembre 1948
Numero serie: 1948_0206
Temi: Fratellanza; speranza
Emozioni trasferite nella scrittura: Fratellanza; speranza