Ti aspettiamo, sorella
in quest’ora ti aspettiamo,
che siamo soli, nel vuoto,
e nel cielo degli occhi
solo pallidi mostri volano,
in quest ‘ora ti aspettiamo,
che un altro sasso è caduto
nello stagno, e ascoltiamo
allontanarsi ad ondate
i larghi cerchi infiniti
di un uomo, di un uomo solo
che ci collega col futuro
in quest’ora, sorella
che interroghiamo senza risposta
i circoli azzurri sonori
che si allargano nello stagno
attorno a un piccolo sasso caduto,
per una mano disperata, nell’acqua
di quest’ora di attesa, sorella.
in quest’ora ti aspettiamo
quando tutti i passi nelle strade
si sono allontanati, attutiti
del sonno delle case,
quando il mondo è soltanto una strada,
una lunga silenziosa strada lucente
con l’azzurro della mattina agli occhi dei balconi
addormentati,
la freschezza delle piante assopite
nei giardini
il cigolio della porta che sbatte
nel sonno, e che chiama,
e l’acqua che scorre,
come sangue, nei canali,
Ti aspettiamo così, sorella,
anché ieri un altro di noi ti ha annunciata,
è caduto come un sasso in questo stagno
lanciato da una mano lontana.
Era sul prato verde, con gli occhi aperti al cielo
che guardavano e vedevano,
aveva il cuore spaccato dai padroni,
Ie vene aperte dai pallidi mostri che volano
nel nostro cielo d’impazienza,
noi guardavamo e non vedevamo
ma sentivamo il suo annuncio:
ogni colpo di fucile dei padroni,
ogni raffica dei mitra disperati,
annuncia a noi il tuo passo,
sorella, così leggero,
che quando forte palpita il nostro giovane sangue,
lo scambiano col nostro cuore.
Autore: Gianni Toti
Data: 2 giugno 1949
Numero serie: 1949_0221
Temi: Morte; tristezza; malinconia; solitudine
Emozioni trasferite nella scrittura: Tristezza; malinconia; solitudine