Non voglio la felicità. Stupida cosa
mi pare questa sosta del cuore
stupito a contemplaresi, e forse, è vero,
la parola è soltanto una parola.
che nessun dizionario sa spiegare,
ed ha una vita sua ed una morte.
ed anche questa è entrata in agonia.
Che volevano dire quando dissero
la prima volta: la felicità?
ed oggi che anche voi la ripetiamo
sorridendole come ad una donna
sconosciuta che forse incontreremo
ad un appuntamento mai fissato
in un’ora futura, chissà dove …
così vogliamo dire, se diciamo
ancora oggi: la felicità?
Felicità mai avuta, non ti avremo,
felicità, fantasma che sorridi
sulle labbra del tempo, chi ti vuole?
Io non ti do, non ti voglio, non voglio
pensarti, mi è impossibile, io conosco
soltanto la mia vita, questa antica
sensazione di morte che è la vita..
e che ne so di te, felicità?
questo soltanto io so, io so che muoio
ogni giorno le mie ventiquattrore ….
e non capisco la felicità,
questo nemico della vita, sempre
nascosto dietro il tempo a suggerirci
di aspettarlo, che un giorno verrà,
chissa dove chissa quando
Va vagando se stesso, suicidandosi,
chi dice: voglio la felicità.
ed io non voglio rinnegare niente
di me, di tutti i giorni, mi rifiuto
di annegarmi nel tempo, nel futuro.
Voglio essere me stesso tutti i giorni
e navigare nell’occhio del tempo,
in un giro perfetto, eternamente,
questa mia vita cominciata, questa
mia vita che finisce, e che io vivo
una volta per sempre, immortalmente.
Autore: Gianni Toti
Data: 19 marzo 1954
Numero serie: 1954_0310
Evento scatenante:
Temi: vita; contemplazione; imperfezione umana; identità
Emozioni trasferite nella scrittura: amarezza; odio, rassegnazione