Senza perforatrici, senza scalpelli,
senza lampade, senza scienza
annaspo nella miniera dell’anima
scavo nel sotterraneo della coscienza
nuovissimo, stranissimo minatore,
senza sindacato
E ho le mani ferite, gli occhi bui
vorrei tornare a riveder le stelle
ma me lo vieta il cottimo poetico,
la norma del mestiere, il mio guardiano
è il mio cuore severo
Attento dovrò stare, che non crolli
su me l’impalcatura dell’anima
prima che abbia sperato questa vena
forse il filone d’oro oggi ho trovato
c’è qualcosa che luccica sul cuore…
o è il bagliore del quarzo sul piccone
che scrive qui messaggi di miniera?
Autore: Gianni Toti
Data: 27 gennaio 1956
Numero serie: 1956_407
Evento scatenante:
Temi: poesia; lavoro
Emozioni trasferite nella scrittura: inquietudine