Mi sono impigliato

Mi sono impigliato
ormai
da tempo
in una ragnatela di parole
e un ragno non può
immagini, creare, o speranze,
solo tessere reti, vischio filare
imprigionando i messaggi
che ci tentano
dal futuro,
in prigioni dorate,
così estetiche…

Ma, liberati dunque, fuggi, se puoi
ragno umano, – mi dicono,
foggia nuove ali di seta
abbandona penna e carte,
scrivi sulle retine, sulle tempie, sui polsi,
nel cielo scrivi, dove vuoi, ma da cui
nuove forme di gioia di morire
– non è in questo la vita? non sai più
neanche morire, dunque non sai vivere –

su, parla, agisci, crea, ché più non bastano
le liriche perplesse se la luna
rotolerà sulle creste celesti
sopra ondate di spazio lattescente,

non mi bastano più versi, canzoni,
sinfonie, archi, quartetti, jazz freddo,
mi ala gira il mondo in un minuto,
il mondo è un pugno piccolo di fango,
dagli abissi del tempo e dello spazio
giungono già parole inconoscibili,
e nel gordo del vento alti tamburi
rullano sulle nuvole, e io non so,
che tentare, ascoltare, vedere,
cieco e sordo, e sperare di morire
e spargermi nel buio, e nella luce,
nell’urlo e nel silenzio-, forse allora
capirò, intanto brucio, il ragno umano
ha incendiato la rete, cade giù
sperando di volare e forse vola.

Autore: Gianni Toti

Data: 14 luglio 1956

Numero serie: 1956_443

Evento scatenante:

Temi: vita; morte; natura; universo; contemplazione; poesia

Emozioni trasferite nella scrittura: inquietudine; sofferenza; stanchezza; estenuazione