Non avevamo occhi, ora sappiamo,
quando laggiù, nel tempo
soltanto vibravamo dentro sottili
palpebre colme di buio
poi ci abituammo all’oscurità
sensibili all’urto e alla distanza
e una bruta coscienza diventò
pupilla e luce, uscimmo dalle palpebre
del tempo e dello spazio: avemmo occhi
Ed ora tutta conosciamo questa
prigione, ci siamo abituati
alla luce di questa stanza
che ha solo un pavimento, ma non ha
né pareti o soffitto e dalla quale
uscire non si può, ché non ha porte
Perché gli occhi non bastano e ora ciechi
di un’altra cecità siamo – chi vede
al di la delle stelle, chi possiede
occhi così potenti? ma ci stiamo
abituando a questa oscurità
strisceremo per poco sulla terra
crisalide impaziente…
Autore: Gianni Toti
Data: 19 maggio 1957
Numero serie: 1957_611
Evento scatenante:
Emozioni trasferite nella scrittura: inquietudine
Temi: vista; oscurità; fragilità umana