Pubblichiamo la traduzione dell’articolo su Marinka Dallos pubblicato nella rivista online Vulkán Magazin da Andrea Renyi in data 29 aprile 2023.
Andrea Renyi è nata e cresciuta a Budapest in una famiglia multilingue e si è laureata in Lingue e Letterature Straniere Moderne all’Università La Sapienza di Roma. Per molti anni ha insegnato lingue e ha fatto l’interprete, per molti altri ha lavorato come traduttrice e corrispondente in lingue prima in un’impresa, poi in un’agenzia letteraria. Negli ultimi anni ha tradotto numerosi titoli ungheresi di narrativa e saggistica per l’editoria italiana, in collaborazione con le case editrici Anfora, Atmosphere Libri, BCD, Bompiani, Dedalo, Einaudi, Elliot, Fazi, Giuntina, Il Melangolo, Keller, nottetempo, Rizzoli, Salani, Voland e Zandonai.
La traduzione dell’articolo è stata gentilmente realizzata dall’autrice, che ringraziamo.
“Nel 1949, l’Incontro Mondiale della Gioventù organizzato dall’Associazione Mondiale della Gioventù Democratica, ha luogo a Budapest. “L’Unità”, il quotidiano comunista fondato da Antonio Gramsci, invia il venticinquenne ex-partigiano e giornalista Gianni Toti. Il giovane incontra l’assistente occasionale di un fotoreporter, una ventenne ungherese di nome Marinka Dallos, nata a Lőrinci in una famiglia contadina e operaia. I due si innamorano e si sposano l’anno dopo.
È probabile che per contrarre matrimonio sia stato necessario ricorrere all’intervento sia del PCI che del partito comunista ungherese, perché Gianni Toti era sì comunista, ma pur sempre un comunista occidentale.
Nel 1950 Gianni Toti lavora alla redazione de “L’Unità” a Milano ma torna presto nella natìa Roma, ormai con Marinka che impara l’italiano e riceve formazione politica partecipando ai seminari e alla scuola politica del PCI. Dal matrimonio non nascono figli.
Gianni Toti lavora a “L’Unità” fino al 1968, nel contempo scrive poesie, recensioni teatrali e cinematografiche, e racconti. Sperimenta nuove strade poetiche che coniugano la lirica con la tecnologia, il risultato di queste sperimentazioni sarà la “poetronica”, la poesia elettronica. Come inviato viaggia molto, a volte si allontana da Roma per mesi. Fino alla fine degli anni Sessanta Marinka lavora all’Accademia d’Ungheria come vice-responsabile dell’ufficio stampa dell’Ambasciata d’Ungheria. Cerca il modo di presentare al pubblico italiano la letteratura ungherese, l’Ungheria e gli ungheresi traducendo, nel tempo libero, poesia e prosa ungherese in italiano. Sono traduzioni grezze che assumono una forma definitiva grazie alla penna di Gianni Toti e Jole Tognelli. Traducono prevalentemente poesie di Petőfi, Ágnes Nemes Nagy, Ferenc Juhász, Ady, Attila József e Radnóti e opere in prosa di Tibor Déry e György Lukács. Dei diversi volumi di traduzioni un’attenzione particolare riscuote la traduzione delle poesie di Radnóti. Per il ventesimo anniversario dell’uccisione del poeta ben due coppie di poeti-traduttori italo-ungheresi preparano una selezione di poesie: Edith Bruck con suo marito Nelo Risi e Marinka Dallos con Gianni Toti. Il Premio Nobel Salvatore Quasimodo legge la raccolta dei coniugi Dallos-Toti e la recensisce lodandola; Ingeborg Bachmann, che pure legge il volume, invita Hans Magnus Enzensberger a farlo tradurre in tedesco.
Marinka Dallos inizia a dipingere negli anni Sessanta. Compra i primi attrezzi per il marito che però non li usa, quindi li prende in mano lei. All’Accademia d’Ungheria di Roma è in contatto con i pittori e grafici che trascorrono dei periodi a Roma con delle borse di studio, e impara la tecnica da loro. Esordisce in pubblico per la prima volta nel 1968 e si firma con il suo nome da ragazza, un atto insolito nell’Italia dell’epoca. Nel 1973 entra a far parte di un gruppo di cinque artisti che si fa chiamare Romanaïf, all’insegna della pittura naïf in voga in quel periodo. Aprono un loro atelier in un quartiere romano dall’atmosfera particolare. La pittura di Marinka riscuote molto successo, in pochi anni vanta quindici esposizioni individuali e la partecipazione a numerose mostre collettive.
Anche le attività di Gianni Toti procedono a gonfie vele: fonda riviste letterarie e prosegue anche la sua attività pionieristica nel campo della poesia. Le amicizie, fra queste con Pier Paolo Pasolini, Cesare Zavattini, Marguerite Duras, Alain Robbe-Grillet, e persino con Che Guevara, giocano un ruolo importante nelle loro esistenze. Negli anni Settanta e Ottanta la loro casa in via dei Giornalisti è frequentata da intellettuali di tutto il mondo ed è nota per la squisita ospitalità. Chi bussa, viene fatto accomodare.
Marinka Dallos torna regolarmente in Ungheria dove espone, cura amicizie e conoscenze, e da dove trae idee e ispirazione. Coltiva affetti ed è ben voluta. La sua corrispondenza rimasta ai posteri testimonia legami profondi di amicizia con il giornalista e traduttore István Békés e la sua famiglia, il regista Ákos Moldován, ed Elemér Ragályi, il cineoperatore scomparso di recente. In Ungheria Marinka si dedica anche alla sua passione di collezionista di arte popolare, costumi e bambole, che porta con sé a Roma. Dipinge senza sosta, i suoi quadri raffigurano la vita della provincia ungherese e ritraggono anche Roma.
Alla fine degli anni Ottanta le diagnosticano un tumore e malgrado le cure muore nel dicembre del 1992, un paio di mesi prima di compiere sessantaquattro anni. Lascia circa quattrocento dipinti, un numero simile di grafiche, molte traduzioni e numerosi articoli.
Successivamente Gianni Toti sposa Pia Abelli, un’amica storica della coppia, ed entrambi si impegnano a mantenere vivo il ricordo di Marinka. Dopo la scomparsa di Gianni Toti nel 2007, Pia Abelli Toti si rivolge alla Soprintendenza dei Beni Storici ed Artistici del Lazio che dichiara il lascito di Gianni Toti e Marinka Dallos di alto valore storico e lo mette sotto tutela. Pia Abelli Toti trasferisce i quindicimila volumi di Gianni Toti, i documenti cartacei della coppia Toti-Dallos, e i quadri di Marinka in un appartamento adatto a custodirli e fonda l’associazione culturale La Casa Totiana. Nel 2022 questo lascito culturale viene collocato ad Alatri, nella sede dell’Associazione Gottifredo situata nel medievale Palazzo Gottifredo, e da quel momento la ricca eredità Toti-Dallos è gestita dall’Associazione. La collezione è a disposizione di visitatori e studiosi. Il lascito di Marinka comprende la sua corrispondenza, una voluminosa raccolta di fotografie, la documentazione concernente le sue mostre, una raccolta stampa, testimonianze della sua attività di traduttrice e la sua collezione di bambole e di arte popolare. La sua pittura è stata oggetto di uno studio approfondito da parte della giovane storica dell’arte Mirjam Dénes che, come Marinka Dallos, è nata a Lőrinci. Mirjam Dénes ha anche approntato un catalogo digitale delle opere della pittrice. Quadri di Marinka Dallos sono esposti anche nei musei di arte naïf di Luzzara, Nizza, Vicq, Jaen e Kecskemét.
La vita e la carriera artistica di Marinka Dallos meriterebbero una monografia, la sua storia particolare persino un romanzo. Possibilmente in entrambe le sue patrie e nelle sue due lingue: l’ungherese e l’italiano.”
Andrea Renyi