Adesso torneranno le parole
sulle labbra del cielo, ascolterò
tra nube e nube se diranno ancora
che la bellezza è triste a chi non ha,
amore un male a chi non è amato,
a chi dispera la serenità
un inganno che solo la stanchezza
ordisce sulle palpebre del sonno
Questo ieri dicevano – lasciavo
disperazione all’ultimo dell’anno
per nascondermi ai piedi dell’Italia
che come Cristo cammina sul mare,
dove le navi scendono dal cielo
agli occhi azzurri dei nostri orizzonti
Tutto ho lasciato, anche le parole
nelle nebbie lombarde, alle paludi
Turchine senza nome che non dissi
– il viso immerso nella neve un giorno
a imprimere una maschera d’amore
nel diamante dell’acqua.
È da allora
che vigilo le labbra chiuse al viso
triste del cielo; che la serra il vento
Troppo che si schiudessero m’illusi
perché non sappia che ha ragione il tempo
che disegna quel volto sopra il mare.
Pure ho visto tremarle, le ho sentite
mormorare una sera le parole
senza voce ed il grande viso azzurro
un sorriso tentava che piangeva
la gioia di sorridere nell’aria
alle labbra di nuvola.
Per questo
ascolto sempre il vento, le parole
adesso torneranno, ma non so
se sarà una condanna o se le labbra
del cielo assolveranno la tristezza
e la colpa d’amare oltre l’amore.
Non so e attendo la piuria del cielo.
Autore: Gianni Toti
Data: 30 giugno 1947
Numero serie: 1947_0099
Temi: Amore; fragilità umana; malinconia; tristezza
Emozioni trasferite nella scrittura: Amore; malinconia; tristezza