Ho capito, è così, sono soltanto
cittadino di piccole regioni
dello spazio, minuscolo crepuscolo (!)
della luce che vibra attorno a quella
pupilla nel momento in cui si leva
una palpebra immensa, lungo l’arco
complesso di uno sguardo .. ..
e dunque? e allora?
Più assurdo sono io dello Stupore
che circola quassù, stupidamente
balbettando (oh, la cosmica balbuzie!)
sopra l’incongruenza della Vita
dell’Uomo, del minuscolo corpuscolo (!)?
L’incoscienza del cosmo si fa meraviglie
dell’angoscia mortale del sospiro
che siamo e che capisce il suo respiro
Uno sbaglio del Nulla, e nulla più
ho capito, questo siamo,
e allora?
nessuno corregge gli sbagli
sulla lavagna del nulla?
In una tempesta di sublimi questioni,
in un cristallo con alcool poco,
mi perdo e insieme brindo e a voi mi inchino
file gloriose di pensanti fronti
e ciglia mirabili aggrottate
sull’ultimo – così tragico! – quesito
della scienza dell’uomo….
Era calmo qui, poco fa, signori,
così tenera l’aria, e dolcezza pioveva
da cieli vicini come carezze promesse,
Indugiate, vi prego: non vorrete
che in sì sublimi questioni
brindando con acqua di fonte filosofica
ci anneghiamo, sognando di sognare,
senza mai più destarci, sognando
di sognare,
sempre?
Autore: Gianni Toti
Data: 12 settembre 1956
Numero serie: 1956_494_1
Evento scatenante: osservazione della natura
Temi: condizione umana; universo; crisi
Emozioni trasferite nella scrittura: fragilità; fascinazione; desiderio