In occasione del centenario dalla nascita di Gianni Toti, [dia•foria pubblica il primo volume di Opera poetica Gianni Toti, la prima parte della produzione poetica di Toti con la curatela di Francesco Muzzioli e Daniele Poletti e la collaborazione di Giovanni Fontana e della Biblioteca Totiana.
Il volume sarà presentato in anteprima in occasione della Giornata di Studi Multiverso Toti, venerdì 18 ottobre alle ore 18:00 alla Biblioteca Totiana.
Ecco il booktrailer del libro:
Scrive Daniele Poletti nella nota editoriale: “dopo dieci anni dal precedente antologico Totilogia – involatura sulla poesia di Gianni Toti (2014), [dia•foria presenta “un nuovo richiamo all’attenzione su un autore non solo meritevole di essere riscoperto e riassaporato nelle sua anarchica utopia, ma necessario per procedere passo passo a ribilanciare e riscrivere la storia della letteratura e della poesia italiane”.
Indice del primo volume:
Dalla prefazione di Francesco Muzzioli:
«Gianni Toti artista totale. Anche l’omofonia spinge ad abbinare Toti alla totalità, come del resto faceva l’autore stesso di frequente (il “totìus”, “toti noi”, “totilogo”, SA59ecc.). E non c’è dubbio che il ventaglio della sua opera sia estremamente ampio. Va infatti dalla poesia – che è, come vedremo, la matrice – alla prosa, narrativa o antinarrativa che la si voglia considerare, con titoli assai importanti, quali Il padrone assoluto; alla prosa saggistica e giornalistica, per poi passare alla grafica, e raggiungere il cinema e, davvero pionieristica, la videoarte. Un incredibile PlaneToti, un intero mondo in gran parte ancora da esplorare, compresa la massa dell’inedito, che a quanto so è sterminata. Restituire almeno la parte emersa di questo iceberg è impresa meritoria perché l’opera totiana si colloca negli anni della ricerca sperimentale con un suo spiccato carattere di assoluta originalità.
Negli anni dell’anti-poesia, Toti pronunciava positivamente la parola “poesia”. Ma non perché fosse retrogrado, al contrario: il fatto era che quella parola non rimandava, come succedeva allora e ancora oggi nel senso comune, a presunte essenze o confessioni intime, o ancora a impalpabili atmosfere. Poesia era legata per il nostro autore all’endocreatività del linguaggio. È dal linguaggio stesso, sfruttando le derive del suono (del significante) che si può modificare l’apparato retorico dei significati. Per non essere parlati dal linguaggio illudendosi di parlare, non c’è bisogno di inventarsi una lingua ex novo, come avevano fatto gli zaumniki russi della “parla come tale” (per altro molto amati da Toti), ma era sufficiente modificare la parola usando le pratiche morfologiche corrente, solo esasperate e portate all’estremo, sottoposte a un frenetico pluslavoro. Questa idea di poesia, così lontana dal postermetismo che gli stava intorno, Toti la porterà in tutti gli ambiti del suo lavoro creativo totale.»
Dalla postafazione di Giovanni Fontana:
«Ricerca infaticabile, dubbio cosmico, discussione sempre aperta su cose e rose, esplorazioni di infiniti possibili e impoesibili, di spazi in apparenza insondabili, di negazioni e oltranze. Insofferente, «perché attillato mi sta il pianeta / stretto al cavallo fra i piccoli testi», Gianni Toti vive e rivive nei meandri della scrittura che va creando: presenza e assenza di sé, labirinto di pagine-abisso, galassie di scontri-incontri di gran trambusto, vortici di atomi, poetioni e poeticelle: energie verbali, occasioni di lacerazioni e cuciture, aggregazioni e dispersioni, sospensioni e fughe: l’intento è l’interrogazione al bivio, al trivio, a quadrivio: l’obiettivo è di rivelare nuove prospettive ai linguaggi, alle sonìe e alle cromìe significanti, materializzandone il percorso. Ma Gianni tiene a specificare che «non c’è niente da dire c’era da ridire / e disdire e contraddisdìre e inorrìdere / perché c’è tutto da tacere ma è poco il mondo // piccolo l’infinito breve l’eternità»»