A A. M (?)(disperso nello spazio)p. 46

Tu non sai più sollevare le braccia
solenni sulla testa a constatare
lo spazio che ti curva le ginocchia,
e la spina del dorso, e ti scolpisce
nel tempo, dolcemente, come cera,
Non tutti noi, dispersi, nello spazio
dunque, ma solo tu, tu solo un cubo
staccato che non ama le geometriche
solide forme della compatta materia,
e basterà per te un risucchio d’aria
per schiacciarti contro la bassa altura
del marciapiede, come un foglio di giornale,
creatura a due sole dimensioni
Le porte nere imbuti, tutto nulla?
E sbadigli, silenzi, disperazioni?
Non la generazione è scombinata,
sei tu che non continui, Angelo mio!
Tu forse un giorno hai parlato di futuro,
e ti abbaglò la giustizia, il rinascere
dell’uomo che non parlava, ma agiva
e moriva sull’altopiano, in silenzio.
Tu eri rimasto nei cunicoli d’Italia
a scundapiarti il viso nello specchio:
già allora la tua sorte si staccava
dalla sorte di tutti e la tua vita
fuggiva su una rotaia deviata….
Ah perché continuare a contestare?
Fratello, è vero, volevi afferrare il destino
con le due mani, e invece fu il destino
che ti afferrò pel bavero e ti scrollò
tanto che ora non sai che cosa dice…

Autore: Gianni Toti

Data: 21/03/1960

Numero serie: 1960_1166

Evento scatenante: astronauta disperso

Emozioni trasferite nella scrittura: inquietudine; angoscia; smarrimento

Temi: spazio; morte