Bene, proviamo, strappiamo l’osso di questa mano
dall’infinito, riguadagniamo il nostro corpo -.
questa foglia bruciata, quest’elitea di mosse
dalla tempia, come un gesto rapido, via,
rimettiamo a posto le labbra, qui, dove ieri,
e le vertebre dritte e risonanti, esattissime,
e ancora, questa pozzanghera di carte, e
le barche dei cassetti, nella palude…..
C’è tutto? non c’è tutto? Siamo qui, come noi?
Lo avvertite sulle tempie, l’alito terrestre, la febbre
della palla di fango? E la corolla dei nervi
si colora e dilata, obbediente, oscillando
sotto i venti interiori? Avete distrutto
le lastre di marmo, cancellato gli epitaffi?
Sono partiti tutti gli orizzonti, senza biglietto di ritorno
E vuotati i giorni, liberate le ore dalle parabole?
Tutte le prime pagine sono fresche e bianche?
Allora forza, ragazzi, sapete che cosa dovete fare:
aprite gli occhi, di colpo, voltatevi,
guardatela in faccia!
Autore: Gianni Toti
Data: 17/07/1960
Numero serie: 1960_1282
Evento scatenante:
Emozioni trasferite nella scrittura: inquietudine; consapevolezza
Temi: identità; condizione umana; corpo
